Ciao! Mi chiamo Bennie

Vivo sul Lago di Garda da oltre 500 anni. Sono un esemplare di Benacosaurus Lacustris e se non sai cosa sia, leggi qui sotto tutti i miei articoli

WIKIPEDIA di Bennie

Il Benacosaurus Lacustris è un mostro acquatico ideato da Thomas Brenner,
fondatore della Bthemonster, sulla scorta degli avvistamenti veri o presunti di
un mostro, o comunque di un enorme animale lacustre, nelle acque del Lago
di Garda.
Deriva il suo nome “scientifico” dalla denominazione latina del lago, Benacus,
dimodoché viene comunemente chiamato Bennie.

Si presume che l’animale viva nelle profondità del Lago di Garda, il più grande
lago italiano (profondità massima 346 m – superficie 368 kmq) situato all’incrocio di tre regioni, Lombardia (provincia di Brescia), Veneto (provincia di
Verona) e Trentino Alto Adige (provincia di Trento).
La sua origine si può far risalire a circa 50 milioni di anni fa, in seguito a ben
quattro glaciazioni che ne modellarono l’attuale bacino, prima trattenendo e
poi rilasciando un gran quantitativo di detriti che andarono ad accumularsi
formando quello che oggi è l’anfiteatro morenico che nasce appunto ai piedi
del Garda.
Molte sono le similitudini con il lago di Ness in Scozia, noto per i presunti avvistamenti del mitico Nessie, il mostro di Loch Ness e con il lombardo lago di
Como, nelle cui acque pare che dimori un altro misterioso mostro lacustre, il
Lariosaurus.

Si dice che questi animali abbiano caratteristiche morfologiche molto simili
tra loro e che provengano tutti e tre dalla stessa famiglia di animali preistorici.
Dalle descrizioni fatte dagli occasionali avvistatori, pare che il Benacosaurus
Lacustris abbia una lunghezza di ca. 5 metri ed una forma serpentiforme ma
con il ventre molto sviluppato, quattro grandi pinne, due anteriori e due posteriori, che lo rendono un abile nuotatore ed una lunga coda bilobata all’estremità.
A differenza del cugino Nessie, Bennie presenta ai lati della bocca una sorta di
lunghi barbigli simili a quelli che possiamo trovare nel comune pesce gatto e
in altri pesci d’acqua dolce, mentre a tratti, lungo il dorso e verso la coda, presenta una sorta di cresta sinuosa costituita da una membrana traslucida sostenuta da fibre di cartilagine.
La pelle è lucida e senza squame mentre la dentatura è poco sviluppata
poichè l’animale è sostanzialmente erbivoro; si ciba infatti di alghe e piccoli
pesci e ad oggi non risulta che possa rappresentare un pericolo per l’uomo,
mostrando un carattere docile e mansueto.

Gli avvistamenti sono testimoniati a partire dal 16° secolo, ma si verificano
fino ai nostri giorni e con una particolare frequenza tra il 2000 e il 2013.
Gli stessi sono tutti localizzati con buona approssimazione nella fascia di lago
compresa tra la baia di Salò e San Felice, ad ovest, e la baia delle Sirene presso
Torri del Benaco, ad est.
In particolare si dice che l’animale dimori in lunghi e profondi anfratti sotto
l’isola del Garda, al largo di San Felice.

Già nel 1500 lo storico Bongianni Gratarolo nella sua “Historia della Riviera di
Salò” narra di creature acquatiche smisurate che vivevano in labirintiche
grotte sommerse.
Negli anni scorsi le notizie di vari avvistamenti hanno riempito le pagine dei
quotidiani locali e nel gennaio del 2013 alla storia del mostro del lago è stata
dedicata persino una puntata della trasmissione di Marco Berry “Mistero” su
Italia 1.

Anche il CICAP (Comitato Italiano per il Controllo delle Affermazioni sul Paranormale) si è interessato al fenomeno, smentendo però tutte le tesi possibiliste riguardo alla sua esistenza.

Attualmente Bennie, definito “l’amabile mostro del Lago di Garda”, è il protagonista di una serie di avventure che lo vedono testimone diretto di eventi
storici importanti accaduti sulle sponde del lago e che vengono narrati
dall’animale stesso in forma un po’ fiabesca ma assolutamente fedele agli
avvenimenti, permettendo ai lettori adulti, ma anche ai più giovani, di conoscere meglio la storia di queste terre. L’autore di questi racconti è Leonardo
Prandini ed alcuni di questi riguardano la formazione del lago di Garda, la
presenza sul lago delle culture palafitticole, le ville romane o l’arrivo della
coltura dei limoni sulla costa occidentale

Colora con Bennie

La vera storia di Bennie

che nel lago di Garda viva un mostro e, in effetti, è proprio così.

Si chiama Bennie ma, a differenza di tutte le altre creature che abitualmente vengono definite “mostri”, nessuno dovrebbe averne paura, perché questo esemplare di Benacosaurus Lacustris è veramente molto…amabile.

Occasionalmente potreste incontrarlo passeggiando sul lungolago o prendendo il sole su qualche spiaggia; oppure potreste scorgere la sua lunga coda bilobata spuntare dall’acqua durante una delle sue numerose nuotate, a ogni ora del giorno. Non è però così scontato incrociare la sua presenza, perché l’amabile mostro è alquanto riservato.

Ogni tanto Bennie ha cercato di chiacchierare con qualcuno degli umani che vivono attorno al lago…ma chi si è imbattuto in lui l’ha trattato come se fosse una creatura spaventosa: così l’amabile mostro ha deciso di starsene rintanato nelle profondità del lago e solo ogni tanto, se ha voglia di farsi una risata, si diverte a saltar fuori e vedere come reagisce la persona di turno!

restano meravigliati di fronte al suo corpo, che è lungo ben cinque metri e che parrebbe quasi appartenere ad un enorme serpente, se non fosse per il suo ventre grande e arrotondato. Bennie è svelto a muoversi fra le onde e, chi dovesse avere il tempo e la fortuna di osservarlo un po’ più a lungo, resterebbe stupito anche dai due lunghi barbigli che partono dai lati della sua bocca e dalla cresta che gli orna il dorso e la testa. Quattro grandi pinne lo aiutano a spostarsi velocemente in acqua, si potrebbe addirittura dire “a scivolare”, visto che la sua pelle non ha squame che facciano resistenza.

Bennie è arrivato al lago molto tempo fa.

Lui, l’amabile mostro, non saprebbe proprio dire esattamente quando, anche perché i mostri percepiscono il passare del tempo in un modo diverso dal nostro.

Bennie, però, ricorda benissimo la sua famiglia e soprattutto, se qualcuno avesse voglia di ascoltarlo, potrebbe spiegare perfettamente perché il suo aspetto sia così insolito.

circa 7 milioni di anni fa, quando in realtà l’amabile mostro non esisteva ancora: fu allora che sua madre e suo padre si incontrarono e si innamorarono,

Lei era una bella plesiosaura, aveva un collo slanciato e una coda lunga e, quasi come in una fiaba, probabilmente mai si sarebbe aspettata di perdere la testa per un ittiosauro. Forse fu la pronunciata pinna superiore del padre di Bennie ad attirarla, oppure fu uno di quei tuffi nelle acque più profonde che era tanto bravo a fare…fatto sta che quando i loro occhi si incrociarono sott’acqua non vollero più lasciarsi e lei, ben presto, partorì il cucciolo che, ora che è cresciuto, è l’amabile mostro del lago di Garda.

Questo avvenne nell’Oceano Atlantico, dove le correnti del sud del mondo da sempre incrociano quelle del nord, in un perenne viaggio da est a ovest e da ovest a est.

Nelle gelide profondità atlantiche, in prossimità dei ghiacci del Polo Sud, ittiosauri e plesiosauri vivevano gli uni accanto agli altri e qui trascorse la sua infanzia l’amabile mostro del lago di Garda. A Bennie piaceva tantissimo andare a trovare tutti i suoi parenti; sentiva di appartenere a entrambe le famiglie e, magari, di aver preso il meglio da ciascuna di esse.

preferiti erano anch’essi nati dall’incontro tra le due specie: tra i tanti, c’era Nessie, che amava mettersi in mostra e infatti sarebbe in futuro diventato molto famoso… e poi c’era Lario, che aveva gusti molto simili a quelli di Bennie in fatto di correnti, privilegiando quelle che avevano un sapore più dolce.

Bennie e Lario scorrazzavano spesso in giro assieme…uno dei posti che i due cugini preferivano era il mar Mediterraneo, con le sue spiagge di sabbia dorata e i numerosi piccoli mari interni, dove trovavano alghe deliziose e piccoli pesciolini gustosi. A volte, insieme, si avventuravano anche lungo i fiumi, dove le acque erano dolci e delicate nel sapore, e da lì esploravano i numerosi piccoli bacini sparpagliati all’interno del continente.

Proprio girando di luogo in luogo, circa 5 milioni di anni fa, l’amabile mostro iniziò a rendersi conto che qualcosa stava cambiando: le acque di giorno in giorno si facevano più fredde e sembravano diminuire di livello…così ebbe un po’ paura e decise di tornarsene nell’Oceano Atlantico per ricongiungersi alla sua famiglia.

Mentre stava per uscire dal Mediterraneo, però, si rese conto che nel frattempo il mare si era già abbassato così tanto e così velocemente che la porta per l’oceano si era chiusa!

Così Bennie, per un bel pezzo, continuò ad andarsene in giro da solo nel mare e lungo i fiumi che si gettavano in queste acque.

Ben presto vide affiorare qua e là cumuli di sale, e così iniziò pure ad angosciarsi all’idea che il mare potesse finire per prosciugarsi del tutto! Dove avrebbe nuotato? E dove si sarebbe procurato da mangiare?

un giorno una potente ondata arrivata dall’oceano alzò di nuovo il livello dell’acqua, anche se non fu sufficiente a riaprire la porta!

Fu allora che l’amabile mostro capì che non avrebbe più rivisto la sua famiglia…quanto gli mancava!

Passarono gli anni e Bennie imparò ad amare il posto in cui si era dovuto stabilire, riuscendo pure a stringere amicizia con alcuni dei numerosi animali che ci vivevano e ogni tanto incontrava suo cugino.

Proprio Lario gli fece conoscere un posto davvero meraviglioso: un angolo situato tra l’Adriatico e le Alpi, un grande bacino dove le acque dolci, scendendo dalle montagne, si mescolavano a quelle del mare, là dove oggi si trova la Pianura Padana. Bennie aveva sempre amato le acque dolci e decise di starsene lì! Ogni tanto si introduceva controcorrente nei fiumi che scendevano dai monti, oppure si infilava dentro al quel lungo fiordo che oggi corrisponde al lago di Garda!

All’improvviso però, mentre faceva la sua nuotata mattutina, Bennie notò che l’acqua era stranamente fredda e che inoltre faceva fatica a nuotare, perché le superfici tendevano a ghiacciarsi, così a volte doveva faticare molto per rompere il ghiaccio attorno a sé!

Un giorno, muovendosi in quella lunga insenatura che sarebbe diventata il lago di Garda, Bennie si accorse che un canale sotto la superficie dell’acqua portava ad un sistema di grotte sommerse…lì avrebbe potuto trovare riparo mentre tutto il mondo fuori veniva ricoperto dai ghiacci. Quel posto, situato dove c’è l’odierna Isola del Garda, divenne così per lungo tempo la sua casa.

ad un certo punto i ghiacci iniziarono a ritirarsi: così Bennie uscì dalla sua tana e scoprì che attorno a lui si era creato un bel lago circondato dalle montagne e da numerose colline…così capì che la via per il mare era definitivamente chiusa e, con essa, anche la possibilità di ricongiungersi con la sua famiglia.

Era molto triste ma si consolò notando che tra le amate caverne che lo avevano protetto sino a quel momento si erano formati dei profondi canali…chissà dove portavano? Avventurandosi in uno di questi sbucò in un altro lago, che aveva probabilmente avuto origine anch’esso dai ghiacciai, l’odierno lago di Como, e con gran stupore vi ritrovò il caro vecchio Lario. Potete immaginare che gioia quando i due si rividero!

Ad ogni modo Bennie decise di tornare nelle sue acque, felice di poter andare trovare, ogni volta che voleva, il suo amato cugino.

Attorno al lago Bennie, nel corso del tempo, assistette a un sacco di avvenimenti. Pian piano vide sparire diversi grandi animali con cui aveva stretto amicizia e ne vide nascere altri, poi notò diffondersi degli strani esseri a due zampe che costruivano palafitte e altri edifici: gli esseri umani.

In varie occasioni l’amabile mostro cercò di fare la conoscenza di queste persone che gli abitavano attorno, ma le reazioni alla sua vista lo spaventavano tantissimo: c’era chi urlava, chi correva, chi avvisava gli altri e organizzava delle battute di caccia, che fra l’altro lui riusciva benissimo ad eludere nuotando altrove. Fu allora che Bennie decise che, finché gli umani non avessero mostrato di essere un po’ più gentili, lui non si sarebbe più fatto vedere. E così fece! Per molti anni cercava di emergere dall’acqua solo quel tanto che gli bastava per farsi qualche spuntino o quando aveva bisogno di dare un’occhiata fuori.

quella che stava proprio sopra alla sua antica casa, si stabilì una colonia di monaci, l’amabile mostro pensò che forse era arrivato il momento di farsi conoscere. Ma presto scoprì che si sbagliava di nuovo: quando uno di quei religiosi lo vide, pure lui iniziò a raccontare a tutti di aver incontrato un mostro, una creatura spaventosa! E così qualcuno cercò pure di immergersi per scoprire cosa ci fosse davvero sotto l’isola: Bennie si fece vedere solo un istante e quello riemerse bianco in faccia dalla paura!

Fino ad oggi, perciò, Bennie ha continuato a vivere tutto solo nel lago e le sue apparizioni sono state sempre più sporadiche ma da quando, recentemente, la sua storia è arrivata in TV, la sua fama è cresciuta a dismisura, tanto che arrivano anche da molto lontano per cercare di conoscerlo!

Di Bennie però, nessuna traccia…e quando finalmente qualcuno pensa di averlo scovato, non viene quasi mai creduto!

Ma l’amabile mostro è lì, da qualche parte, nelle limpide acque del lago e solo chi crede nelle leggende avrà la fortuna di vederlo!

Deep Explora. Ciao Thomas

ti invio alcune in formazione sul ritrovamento dell’anomalia che poi è esplosa come il “Mostro del Garda” prima non avevo mai sentito o perlomeno mi rifiutavo di ascoltare certe storie di “mostri” o di racconti che sembravano frutto solo di leggende e fantasia

abito a Maderno dove ho uno studio di produzioni video e di professione faccio il videoreporter che mi ha permesso di conoscere alcuni posti piu’ remoti del pianeta al seguito di spedizioni estreme , dall’Alaska in inverno, ai deserti del Sahara, alle esplorazioni di fiumi in Mongolia o della prima discesa italiana in kayak sul fiume Zambesi, oppure nella intricate foresta del Congo con i Pigmei o nelle grotte del Chiapas o ancora con gli indios alla ricerca di piramidi sepolte nella jungla messicana, oltre alle immersione nei Cenote e nell’oceano Pacifico della Micronesia e Filippine alla ricerca di relitti di navi e arei caduti nell’ultima guerra. ecc. ecc.
questa introduzione per farti capire che ho vissuto spesso situazioni surreali, che spostano sempre piu’ avanti la propria conoscenza,, non parlo dell’estasi dell’aurora boreale o l’emozione dei racconti Turegh attorno al fuoco che parlano di spiriti e apparizioni, ma quando ho documentato un vero rito Vudu nel Benin dove ho provato una senzazione di leggerezza che sembrava di volare, dover faticare con la mente per distinguere la realta’ dalle immagini di fantasia ( credo che tutto fosse provocato dal ritmo dei tamburi,dei canti melodici e certamente qualcosa di allucinogeno buttato sul fuoco) o un esperimento diverso, cupo e angosciante di magia in Costa Rica ( credo che l’ambientazione in una casa diroccata nella foresta ha fatto il suo dovere)
ma nonostante tutto o sempre cercato di trovare delle spiegazioni… mentre quella “anomalia” che abbiamo trovato sul fondo del lago ancora non ha una risposta.

quando con i ragazzi dell’Associazione Deep Explorers Onlus eravamo impegnati nella ricerca di un aereo USA caduto il 26 aprile 45 ma dopo aver scansionato inutilmente in diversi punti , in gergo a macchia di leopardo, con il nostro ROV, veicolo robotizzato guidato a distanza, munito di luci, telecamere, Sonar, per stringere il perimetro, avevamo noleggiato un particolare sistema di scanner al traino, precisamente lo Side Scan Sonar che è una specie di siluro trainato dalla barca e rimanae a piu’di 400 mt. di distanza , quindi sul fondale a 200 mt di profondità dove stà scansionado non emette e non capta nessun rumore ,a differenza del ROV che è rumoroso perchè usa i motori per muoversi.
Il giorno dopo aquando sono stati scaricati i dati dal computer (vedi scansione dell’aereo, imbarcazioni ecc.) abbiamovisto anche una sagoma curiosa che abbiamo definito ” l’anomalia” perchè sembrava una specie di serpente…l’immagine era stata acquisita nel centro lago tra le due sponde, tra Torri e l’Isola Borghese.

(pensavamo ad una roccia o mucchio di sassi, comunque qulcosa di solido), ma nella zona circostante non c’era nulla …solo un fondale di fango ondulato (vedi foto) ,siamo poi ritornati diverse volte ma senza avere un riscontro, pero’ nelle vicinanze abbiamo individuato delle strane buche del diametro tra i 40 e 50 cm… ( vedi foto) che un biologo le ha definite come “tane attive”…

Successivamente tramite l’amico Armando Bellelli appassionato ricercatore storico, mi ha mostrato che già nell’500 si parlava già di strani esseri che vivevano nel lago
e sotto l’isola Borghese, dove secondo lo storico Bongiani Gratarolo nel 1550 scrisse che sotto si celavano mostri «smisurati e deformissimi», avvistati sotto le caverne dell’isola del Garda, esseri sepentiformi….

è stato lo stesso Bellelli a battezzare l’anomalia in BENNIE dall’antico nome del Lago di Garda ”Benaco” ..

La tipologia della creatura, secondo Maurizio Mosca, ricercatore storico,scrittore ed esperto di Cripozoologia lacustre e marina,dopo aver analizzato le molte testimonianze raccolte, dedusse che coinciderebbe con un pesce di grosse dimensioni, superiore agli standard in nostro possesso,di aspetto anguilliforme, forse un siluro o storione anche se c’è una testimonianza diretta e attendibile di un pescatore subacqueo che si è trovato faccia a faccia con una specie di enorme anguilla sconosciuta che aveva la testa piu’ grande della sua…incontro scontro perchè tutte due si sono spaventati e scappati in direzioni diverse…

Siamo abituati a pensare che nel documentare un fenomeno naturale anomalo o inaspettato un dato strumentale sia sempre preferibile alla mera testimonianza oculare: mentre una persona è soggetta ai bias identificati dalla psicologia della testimonianza oppure può addirittura inventarsi l’episodio, un apparato tecnologico dovrebbe essere invece in grado di registrare le caratteristiche di un evento senza lasciare spazio a dubbi interpretativi. Questo porta spesso i media a dare grande risalto a questo genere di documentazione nel riportare avvenimenti insoliti: purtroppo però la realtà delle cose è spesso più complessa di quanto ci si potrebbe aspettare.

All’interno della “storia naturale” dei mostri lacustri, uno degli episodi più famosi in tal senso è senza dubbio quello risalente al 3 dicembre 1954 che ebbe come protagonista il timoniere Peter Anderson del peschereccio Rival III. L’imbarcazione stava attraversando il Loch Ness diretta verso il Canale di Caledonia, quando in prossimità dell’iconico castello di Urquarth il sonar di bordo rivelò uno strano oggetto immobile a oltre 100 metri di profondità. Scrisse il Daily Herald del 6 dicembre successivo:

«la punta della telescrivente iniziò a disegnare un’immagine stupefacente vide i contorni del mostro prendere forma sotto alla chiglia del peschereccio. I calcoli [di Anderson] mostravano che l’oggetto era lungo 15 metri e giaceva al centro di due piattaforme rocciose. ‘Ho riso delle persone che parlavano del mostro nel lago, ma non avevo mai visto niente e l’avevo attraversato dozzine di volte. Ma ero presente quando all’improvviso il braccio della telescrivente iniziò a disegnare questa cosa sul rotolo di carta. Quando il disegno fu finito non potevo credere ai miei occhi. Urlai all’equipaggio, che giunse in timoneria. Erano sbalorditi come lo ero io. Virammo per cercare di localizzare ancora il “mostro”, ma senza successo. Pensammo di averlo spaventato’.»

Il tracciato sonar, in cui gli entusiasti videro la sagoma di una sorta di lucertolone gibboso dalle molte appendici, fu successivamente esaminato in modo più scrupoloso e non tardarono ad emergere particolari sospetti: nel Loch Ness è vietata la pesca a scopi commerciali, e lo specchio d’acqua era attraversato dai pescherecci solo per potere raggiungere le aree adibite a questo scopo. Che il sonar fosse operativo è quindi qualcosa di anomalo. Il tracciato indica poi che l’oggetto fu rilevato per ben 6 minuti. Alla velocità di crociera indicata dai dati di navigazione, circa 10 chilometri all’ora, questo sarebbe dovuto essere lungo oltre un chilometro, mentre, come abbiamo visto, Anderson aveva stimato una lunghezza di una quindicina di metri (compatibile con un’improbabile velocità di crociera di circa 150 m all’ora). Infine, lo stilo della scrivente poteva essere tranquillamente manovrato da una persona in vena di giocare uno scherzo.

Anche in Italia, negli ultimi anni, hanno guadagnato l’onore delle cronache due diversi episodi nei quali un possibile mostro lacustre è stato documentato dal sonar: in entrambi i casi ci riferiamo a “Bennie”, il fantomatico mostro del Lago di Garda (anche noto con il nome di Benaco) di recente comparsa.

È infatti necessario premettere che, al contrario di altri laghi del pianeta in cui il folklore ha prodotto una corposa tradizione sulla presenza di strani animali al loro interno, il lago italiano sembra non essere mai stato particolarmente ricco in tal senso. Nella sua Guida ai draghi e ai mostri in Italia (1986), ad esempio, Umberto Cordier non riportò nessun esempio specificatamente legato al Lago di Garda. Il primo riferimento a insolite presenze animali nelle sue acque che è possibile rintracciare in letteratura compare comunque in un’opera redatta intorno al 1587 dal pittore, letterato e geografo saloino Bongianni Gratarolo (ca. 1530-ca. 1599), l’Historia della Riviera di Salò pubblicata postuma a Brescia nel 1599. Gratarolo, occupandosi dell’Isola di Garda (oggi comune di San Felice del Benaco, in provincia di Brescia), sembra farsi portatore di tradizioni legate anche al convento francescano che vi aveva allora sede, scrivendo che:

«In questo loco [presso lo scomparsa cappella che svolgeva funzione di faro, nella parte più alta dell’isola alcuni curiosi, disiando sapere quanto ci fosse profonda l’acqua (che è fama che ci sia profondissima) con una corda calarono giù uno, che facea professione di star sotto, come faceva Colapesce Napolitano a i dì nostri, et anticamente fin al tempo di Xerse Scilla Sicionio; il quale quando fu disceso per buona pezza, diede segno che lo traessero; Lo trassero mezzo morto dallo spavento, e tosto ch’ebbe detto haver veduto sotto l’Isola in alcune caverne oscurissime certi pesci, o più tosto certi Mostri smisurati, e deformissimi finì di morire. Ci sono ancora di frati che dicono havere notato sotto acqua, ne’ tempi de gran caldi, et haverci veduto di quei Mostri, et essersene spaventati talmente, che non hanno più osato di tornarci.»

Di questi aneddoti, che all’inizio del secolo scorso il volume di Ville e castelli d’Italia dedicato a Lombardia e laghi non esitò a definire come «favole paurose», non abbiamo però altre attestazioni indipendenti: l’episodio dell’apneista, che peraltro presumibilmente avrebbe potuto vedere assai poco in un’epoca in cui non esistevano ancora le maschere da immersione, sembra poi piuttosto far parte di un complesso leggendario, come fa del resto supporre il riferimento alla nota leggenda di Colapesce.

Immagine estratta da ripresa ROV di una massa di alghe nella stessa zona di quelle riprese dal sonar ©Volontari del Garda, cortesia Luca Turrini.

Di un mostro si parlerà invece sulla stampa nell’agosto del 1965, quando diversi turisti italiani e stranieri segnalarono la presenza di un insolito animale presso Punta San Virgilio, nelle acque della Baia delle Sirene, sulla sponda veneta, in comune di Garda (VR). Secondo un testimone si trattava di «una specie di grosso serpente lungo una decina di metri color marrone (e con) quattro gobbe». Il caso si sgonfiò velocemente e scomparve ben presto dalle cronache.

Bennie, come oggi dicevamo è denominato il supposto mostro, è invece piuttosto un fenomeno recente (ancora sconosciuto allo studioso tedesco Ulrich Magin quando si era occupato nel 2008 dei mostri dei laghi dell’Italia settentrionale, compreso il lago di Garda]), che deve la sua fortuna principalmente al gruppo Deep Explorers (presieduto da Angelo Modina) di Toscolano Maderno nel bresciano, grazie soprattutto ad alcuni contatti sonar, registrati durante rilievi effettuati nel Garda e ritenuti anomali.

Del primo di questi iniziò a parlare la stampa locale il 20 novembre 2012 in relazione all’interessamento della trasmissione televisiva di Italia 1 Mistero: fu descritto come mostrante una «forma sinuosa [che] pareva avere la bocca aperta». All’epoca dei fatti, quando uno di noi (LR) si interessò della cosa, Modina inviò molto gentilmente copia di questo tracciato. Era stato utilizzato un sonar a scansione laterale (side scan sonar), che emette un fascio a cono rivolto verso il fondale permettendone la mappatura. Durante questa operazione, eventuali “bersagli” galleggianti sono anch’essi visualizzati sui carteggi, ma la loro natura, in mancanza di altre informazioni, resta non identificata. Nello specifico, per quanto concerne gli organismi viventi, un sonar può dire poco sulla forma del “bersaglio” e la forza del segnale non ne rispecchia necessariamente le dimensioni. Questa forza, infatti, è data essenzialmente dal rapporto tra la densità dell’oggetto rilevato e quella dell’acqua, le sue dimensioni reali e la sua distanza dallo strumento. Nei pesci, ad esempio, la densità delle cui carni differisce di poco da quella dell’acqua, il segnale prodotto ha una forza inferiore di quello originato da un mammifero marino ed è dovuto principalmente ai gas contenuti nella loro vescica natatoria. Ciò che un sonar a scansione laterale sicuramente non può fare è invece dirci se un animale colpito dal fascio abbia o meno la bocca aperta, o disegnarne la forma in maniera affidabile. Si può così essere ragionevolmente portati a ritenere che «l’anguilla gigante» non fosse altro che un banco di pesci, che di norma producono segnali di forma non dissimile a quelli di quel tracciato.

La seconda “immagine” del mostro (o meglio, dei mostri), è invece stata pubblicata lo scorso 27 gennaio da Brescia Oggi nella sua pagina dedicata al Garda ed è stata ripresa lo stesso giorno dal sito web BresciaToday.it; secondo quest’ultimo, avrebbe dovuto mostrare due enormi pesci di sette metri di lunghezza “immortalati” dal sonar del ROV (remotely operated underwater vehicle, sottomarino a comando remoto) dei Deep Explorers. Mettendo però a confronto le diverse fonti si notavano alcune incongruenze sia sullo svolgimento dei fatti, sia sulle caratteristiche della strumentazione utilizzata. Rispetto a quest’ultimo punto, infatti, le presunte sagome dei pesci sembravano essere state rilevate molto vicine al ROV, mentre di norma le creature acquatiche si allontanano da esso perché questi piccoli sottomarini sono molto rumorosi. Poi appariva strano che non vi fossero registrazioni video, in quanto questi strumenti sono solitamente utilizzati con videocamera sempre attiva. Il passo obbligato fu quindi quello di contattare ancora una volta Modina, che con la consueta gentilezza ci spiegò come per una serie di equivoci i giornali avevano riportato una versione dei fatti non conforme alla realtà. Infatti i tracciati sonar non erano stati ottenuti dai Deep Explorers, ma da un’altra associazione, il Gruppo Volontari del Garda di Salò (BS), che si occupa di Protezione Civile e di pronto intervento e che ha al proprio interno una sezione specificatamente adibita alle ricerche subacquee, di cui è responsabile Luca Turrini. S

Del primo di questi iniziò a parlare la stampa locale il 20 novembre 2012 in relazione all’interessamento della trasmissione televisiva di Italia 1 Mistero: fu descritto come mostrante una «forma sinuosa [che] pareva avere la bocca aperta». All’epoca dei fatti, quando uno di noi (LR) si interessò della cosa, Modina inviò molto gentilmente copia di questo tracciato. Era stato utilizzato un sonar a scansione laterale (side scan sonar), che emette un fascio a cono rivolto verso il fondale permettendone la mappatura. Durante questa operazione, eventuali “bersagli” galleggianti sono anch’essi visualizzati sui carteggi, ma la loro natura, in mancanza di altre informazioni, resta non identificata. Nello specifico, per quanto concerne gli organismi viventi, un sonar può dire poco sulla forma del “bersaglio” e la forza del segnale non ne rispecchia necessariamente le dimensioni. Questa forza, infatti, è data essenzialmente dal rapporto tra la densità dell’oggetto rilevato e quella dell’acqua, le sue dimensioni reali e la sua distanza dallo strumento. Nei pesci, ad esempio, la densità delle cui carni differisce di poco da quella dell’acqua, il segnale prodotto ha una forza inferiore di quello originato da un mammifero marino ed è dovuto principalmente ai gas contenuti nella loro vescica natatoria. Ciò che un sonar a scansione laterale sicuramente non può fare è invece dirci se un animale colpito dal fascio abbia o meno la bocca aperta, o disegnarne la forma in maniera affidabile. Si può così essere ragionevolmente portati a ritenere che «l’anguilla gigante» non fosse altro che un banco di pesci, che di norma producono segnali di forma non dissimile a quelli di quel tracciato.

La seconda “immagine” del mostro (o meglio, dei mostri), è invece stata pubblicata lo scorso 27 gennaio da Brescia Oggi nella sua pagina dedicata al Garda ed è stata ripresa lo stesso giorno dal sito web BresciaToday.it; secondo quest’ultimo, avrebbe dovuto mostrare due enormi pesci di sette metri di lunghezza “immortalati” dal sonar del ROV (remotely operated underwater vehicle, sottomarino a comando remoto) dei Deep Explorers. Mettendo però a confronto le diverse fonti si notavano alcune incongruenze sia sullo svolgimento dei fatti, sia sulle caratteristiche della strumentazione utilizzata. Rispetto a quest’ultimo punto, infatti, le presunte sagome dei pesci sembravano essere state rilevate molto vicine al ROV, mentre di norma le creature acquatiche si allontanano da esso perché questi piccoli sottomarini sono molto rumorosi. Poi appariva strano che non vi fossero registrazioni video, in quanto questi strumenti sono solitamente utilizzati con videocamera sempre attiva. Il passo obbligato fu quindi quello di contattare ancora una volta Modina, che con la consueta gentilezza ci spiegò come per una serie di equivoci i giornali avevano riportato una versione dei fatti non conforme alla realtà. Infatti i tracciati sonar non erano stati ottenuti dai Deep Explorers, ma da un’altra associazione, il Gruppo Volontari del Garda di Salò (BS), che si occupa di Protezione Civile e di pronto intervento e che ha al proprio interno una sezione specificatamente adibita alle ricerche subacquee, di cui è responsabile Luca Turrini. Successivamente interpellati, questi ci hanno cortesemente rilasciato la seguente dichiarazione ufficiale:

Fotografia della schermata sonar con le stesse masse di alghe dalla parte opposta ©Volontari del Garda, cortesia Luca Turrini.

«Il tracciato che mostra le due masse con forme simili a grossi pesci è stato ripreso [nella zona tra Punta del Vò e Porto di Padenghe, nel bresciano, NdA] da una schermata del sonar a testa rotante dei Volontari del Garda e pubblicato in maniera scherzosa sui social network come simile ad un’immagine di grossi animali posati sul fondo. In realtà le masse sono risultate immobili al sonar per diversi minuti e successivamente ispezionate con la telecamera posta sotto lo stesso sonar rivelavano la loro natura di masse di alghe accumulate dalle correnti locali.

data a questa immagine si deve secondo noi al desiderio di sensazionalismo delle testate locali ed alla captatio benevolentiae di alcuni operatori e studiosi del settore della criptozoologia che in ogni caso ben sapevano la reale natura delle masse inquadrate.

Il motivo per cui non ci sono state prima d’ora prese di posizione dirette da parte nostra, sulla paternità dell’immagine e sulla sua reale attribuzione, si deve soprattutto al fatto che l’occasione per la ripresa sonar era la ricerca di una persona dispersa, che catturava certo molto di più la nostra attenzione rispetto alle illazioni su particolari “abitanti” del Garda. Tuttavia ci è parso che ora la questione sia stata fin troppo sfruttata dagli appassionati del settore, attribuendole un significato così improprio da non poter tacere oltre la verità ».

Ecco così spiegate le incongruenze che avevamo rilevato: il sonar era stato calato in acqua con l’ausilio di un cavo. Tuttavia, come abbiamo visto, il bersaglio rilevato non era di origine animale e quindi, anche se fosse stato montato su un ROV, il rumore non avrebbe avuto alcun effetto.

Quindi nessun mistero: solo un tracciato sonar dall’aspetto curioso. Se però non avessimo approfondito, la realtà di quanto avvenuto non sarebbe, perdonateci il gioco di parole, mai emersa. Una cosa che sarebbe sempre bene ricordare, anche per altre vicende del genere.

Per info su Bennie, la mascotte del lago di Garda.

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